Il museo italiano della Beccaccia ha pubblicato un video. La beccaccia è un vero maestro dell'adattamento, in grado di tollerare con destrezza anche forti schiocchi freddi durante lo svernamento. Con l'aiuto del suo lungo becco sensibile, scava il terreno alla ricerca di vermi e insetti, anche sotto strati di neve soffice. Il terreno non è congelato, e questa è la cosa principale. L'areale della beccaccia comprende quasi interamente l'ecozona paleartica. Dall'Europa fino alle isole atlantiche (Azzorre, Canarie) e le isole britanniche, l'Asia fino alla Cina, Mongolia, e Tibet. In Italia si trova nel periodo dello svernamento, tra ottobre e marzo, nei boschi, meglio se misti a caducifoglie, con prevalenza di betulle, carpini, frassini, querce, robinie, castagni, ontani, larici e faggi, ma anche abeti, e pini, in primavera nidifica in un'ampia fascia di territorio che comprende il nord Europa e l'Asia centrale. Solo eccezionalmente nidifica sulle Alpi e ancor più raramente sugli Appennini. In Italia la beccaccia è specie cacciabile ed è considerata la "regina dei boschi" per la sua maestosità e per la difficoltà nella cattura. In passato, ne era autorizzata la caccia anche all'alba e al tramonto, la cosiddetta posta, durante gli spostamenti per i luoghi di pastura. A partire dall'Ottocento è stata selezionata una razza di cane, il Cocker Spaniel inglese, oggi apprezzata come cane da compagnia, ma un tempo specializzata nella caccia alla beccaccia (woodcock in inglese), che ha dato appunto il nome alla razza. Nelle piume dell'ala della beccaccia esiste una particolare penna detta "penna del pittore", che appunto serve ai pittori per le rifiniture di precisione sulle tele. L’idea di istituire un museo dedicato alla beccaccia ad Anghiari è il completamento di un percorso divulgativo che Paolo Pennacchini, presidente di Ubi (Unione per la beccaccia – Italia) e della Fanbpo (Federazione delle associazioni nazionali dei cacciatori di beccaccia del Paleartico Occidentale) ha voluto dedicare alla sua terra. Esistono musei più o meno grandi dedicati alla natura e alle specie ornitiche. Ma uno dedicato esclusivamente alla regina del bosco è veramente unico. “Qualcuno dice che sia un’idea stravagante, ma per me e tutto lo staff è un progetto bellissimo” afferma Pennacchini. “C’è tanta attesa e curiosità, lo vedo anche dalle domande dei turisti mentre stiamo allestendo”. L’idea forte è quella di costruire un ponte fra caccia e ambientalismo. Collegare la conoscenza della specie (biologia-migrazione-habitat attraverso allestimenti multimediali, compresi diorami di tassidermia) al prelievo sostenibile. La volontà è quella di presentare a un ampio pubblico i lavori che vedono impegnati i cacciatori nella ricerca scientifica.
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